Albi illustrati coreani: narrare l’invisibile nascosto nel quotidiano

Albi illustrati coreani: narrare l’invisibile nascosto nel quotidiano

19 Febbraio 2023 Off Di claudia pazzini

Da molti anni mi interesso alla letteratura per l’infanzia coreana perché ritengo che gli albi illustrati coreani abbiano il grande merito di offrire uno sguardo inedito sugli aspetti meno evidenti della vita, ma non per questo meno importanti. Inoltre, essi hanno la capacità di raccontare l’irraccontabile, ossia le piccole cose invisibili del quotidiano, attraverso immagini fortemente evocative e  con una sensibilità peculiare, difficilmente riscontrabile negli albi di autori occidentali, maggiormente attratti dal raccontare fatti concreti o immaginati, ma sempre con una trama coerente. Purtroppo, non è facile riuscire a reperire gli albi illustrati coreani, ma con il tempo e la tenacia, sono riuscita a raccogliere qualche piccolo tesoro.

Jo Ara, The rocket boy, Hansol Soobook Publishing.co., 2011.

Tra questi c’è “The rocket boy”. In mezzo alla copertina nera fa capolino un bambino vivace da un riquadro. Sfogliando le pagine, si rimane sorpresi dalla potenza visiva delle immagini, così diverse da quelle occidentali. Il libro è senza parole ma la chiarezza dei disegni le rende superflue. Il bambino gioca con un aeroplano di carta il quale, librandosi in cielo, sposta l’attenzione dell’osservatore verso degli aerei da guerra che bombardano un villaggio. Gli abitanti sono costretti a fuggire e a trasferirsi in campi profughi dove anche il protagonista viene portato. La vita dura nell’accampamento è mitigata dal sogno di costruire un razzo per arrivare sulla luna. Una storia semplice ma delicata riesce a parlare della guerra, della capacità di sopravvivere grazie all’immaginazione, ai sogni, alla perseveranza nel perseguirli. Mi trovo di fronte un modo di vedere e raccontare il mondo, anche nei suoi aspetti più duri, diverso da quello usuale, estremamente affascinante.

Jangsung Kim e Hyun-gyung Oh, Dandelion is a dandelion, Iyagikot Publishing, 2014.

Un altro albo coreano sorprendente, Menzione Speciale al BRAW 2015, “A dandelion is a dandelion”, ha come protagonista un tarassaco. Delle bellissime tavole, dipinte ad acquarello in modo molto realistico, mostrano la vita silenziosa di questo fiore quasi invisibile, eppure tenace, capace di crescere nei luoghi più impensati, che non guardiamo mai, dai marciapiedi ai tetti, dai muri ai prati e che non si stanca mai di farsi portare dal vento per vivere un po’ ovunque.

E’ uno sguardo attento per le cose piccole e invisibili quello della letteratura per l’infanzia coreana. E’ come se gli autori coreani avessero una capacità innata di entrare in sintonia con tutto ciò che li circonda e ne rivelino l’anima a chi è troppo distratto per accorgersi che dietro all’apparenza di ciò che vediamo c’è un mistero, una vita intima con cui è importante entrare in contatto per vivere in armonia con il mondo.

Gong Gwang-gyu, “White Snow”, GrassandWind Publishing, 2016.

Un altro albo coreano che ho scoperto alla Bologna Children’s Book Fair qualche anno fa, “White snow, mostra tanti rami di fiori di ciliegio in copertina e una soglia d’ingresso ad una casetta di legno tradizionale coreana che invita ad entrare. Il testo è una poesia di Brother Anthony of Taizé tradotta in coreano; come sempre, le immagini catturano,  esigono un tempo lento di osservazione per cogliere l’atmosfera sospesa di una giornata uggiosa, in cui azioni quotidiane di una vecchietta, come il distribuire il becchime alle galline o stendere il bucato, diventano momenti intrisi di poesia. Mentre l’anziana donna è nei campi cade la neve e le illustrazioni invitano a spostare dolcemente lo sguardo sugli alberi e sugli oggetti della signora su cui essa si posa, sul suo gatto sornione, sul giardino animato dal ticchettio di fiocchi di neve che, dispettosi, si insinuano anche nei suoi capelli bianchi, confondendosi con essi. Non succede niente di interessante o eclatante in questa storia, eppure, la sapiente inquadratura dall’alto o i primi piani ravvicinati delle immagini, trasformano banali oggetti quotidiani in protagonisti di un racconto silenzioso in cui viene mostrata la bellezza immateriale di piccoli momenti di vita che diamo per scontati. Chi mai si prende il tempo di riflettere o di osservare i movimenti dei fiocchi di neve? Chi si accorge della loro vita silenziosa e fugace, della loro inconsistenza materica?

Jee Kyung-ae, The little wall, Bandal Publishing, 2014.

Infine non posso non menzionare l’albo illustrato coreano a cui sono più affezionata – “The little Wall” – perchè tra quelli che possiedo per me è quello che rappresenta meglio la cultura coreana. Anch’esso Menzione Speciale al BRAW 2015 della Bologna Children’s Book Fair e in copertina fa capolino una bambina accovacciata accanto ad un muro dall’intonaco cadente che dà del mangime agli uccellini. Già dalle prime pagine si intuisce che proprio quel muro grigio, pieno di crepe e vecchi manifesti stracciati è il protagonista della storia ed è subito meraviglia. Difficilmente nei paesi occidentali si penserebbe mai di raccontare la vita quotidiana di un vecchio muro e, con essa, quella degli abitanti di un quartiere povero urbano.
Questo sguardo amorevole e attento sulle cose inanimate e scontate che si incontrano tutti i giorni mi affascina enormemente. Un gattino nero passeggia lungo il muro e ci permette di esplorarlo con lui e di scoprire che esso può essere tante cose oltre ad un limite fisico che segna dei confini. Può essere un valido supporto per l’edera che cresce, un luogo per giocare a nascondino, un foglio di carta dove scrivere e disegnare in libertà. Può essere un labirinto di case, un ripiano per vasi di fiori, un punto di ristoro per gli uccellini. Le mura possono essere esterne, ma anche interne alla casa e allora diventano pareti rivestite di carta da parati e da fotografie che raccontano la vita felice di una famiglia umile. Certamente la Corea è molto altro. Città moderne, tecnologie all’avanguardia. Ma per me è questo mondo delicato, antico, fatto di piccole cose, di atmosfere sospese, di colori delicati. Di storie semplici ma profonde e toccanti che generano movimenti interiori, sussurrano inviti discreti a guardare il mondo con occhi nuovi. C’è una poesia del vivere che ritrovo soltanto in questo sguardo coreano mite e attento.